La polarizzazione della politica[1] ha schiuso le porte a nuove categorie di selezione e affermazione della classe dirigente e tra queste, ultima in ordine di arrivo, introdotta dalla vicepresidente della Camera dei Deputati, Mara Carfagna, c’è l’entusiamo, o meglio, la capacità di un candidato di entusiasmare le folle a prescindere, anche dalla sua reputazione, credibilità e trasparenza.
Sia chiaro, il principio introdotto dalla Carfagna di per sé non è sbagliato, anzi ben s’innesta nella mutazione genetica della comunicazione politica liquida e del consenso volatile che coniuga al meglio le “3 P”, della personalizzazione, della pervasività e della capacità di comunicare permanentemente.
Ebbene, se fossimo in una situazione ottimale dove i candidati di un partito o di una coalizione vengono scelti con criteri oggettivi, condivisi e misurabili allora ben venga che tra le caratteristiche peculiari dell’uno o dell’altro ci possa essere anche quella di saper “accendere” gli entusiasmi dei delusi, degli scontenti e degli sfiduciati. Però, non mi pare che negli ultimi anni, i partiti maggiori sulla scena, compresa ovviamente Forza Italia, abbiano selezionato i loro candidati, in occasione delle elezioni politiche o di quelle amministrative, lasciandosi guidare dall’entusiasmo più che dall’appartenenza. La selezione dei candidati è stata dettata, in primis, dalla fedeltà cieca, assoluta e pubblicamente professata verso il proprio leader o capocorrente.
La neo categoria dell’entusiasmo, lanciata dalla Carfagna per la scelta del candidato presidente chiamato a rappresentare il centrodestra per le regionali in Campania, quindi, non sembra tanto finalizzata alla ricerca di un quid specifico che ogni candidato può portare in dote al partito e alla coalizione per vincere sugli avversari, quanto un maldestro tentativo di azzoppare questa o quella candidatura o di favorirne alcune a discapito di altre.
W l’entusiasmo quindi, che forse aiuta a vincere le elezioni, ma che da solo non è sufficiente a governare realtà complesse quali le regioni, di più la Campania.
1“La politica pop online. I meme e le nuove sfide della comunicazione politica” di G. Mazzoleni e R. Bracciale, Il Mulino, 2019