Senza alcun indugio è possibile certificare che, almeno in Campania, il quarto stadio dell’evoluzione delle campagne elettorali è di là da venire. Il tanto decantato salto dalle campagne post-moderne[1] alla prima “campagna liquida” non solo non c’è stato, ma forse il cammino per arrivarci è ancora lungo e tortuoso.
C’è un dato evidente che balza subito agli occhi e fortifica questa prospettiva di attesa, rappresentato dal valore complessivo degli investimenti in sponsorizzazioni social. Infatti, nonostante le limitazioni imposte alla nostra socialità per contrastare e limitare la diffusione del contagio da Covid-19 avevano indotto più di un osservatore a dire che queste sarebbero state le prime elezioni a trazione social, le regionali campane del 20 e 21 settembre non sono state affatto una rivoluzione rispetto al recente passato.
La spesa sostenuta dai candidati al Consiglio Regionale della Campania, censita nell’ultimo trimestre (dal 1 luglio al 30 settembre 2020), è stata di 327.062 euro [2]. Una cifra all’apparenza “esorbitante”, ma ancor prima di conoscere le rendicontazioni ufficiali che i candidati, eletti o meno, dovranno presentare alla Corte d’Appello, possiamo affermare che si tratta di certo di una minima parte, che forse non supera neanche il 20% del totale dei costi sostenuti dalla platea dei candidati, rispetto alle spese “tradizionali” di una campagna elettorale.
Se da questa cifra decurtiamo gli investimenti imputabili ai soli candidati alla carica di Presidente[3] della Regione Campania, l’importo complessivo scende sotto la soglia dei trecentomila euro e precisamente si ferma a quota 290.176 euro. Provando poi a ripartire l’intera fetta della spesa delle sponsorizzazioni per il numero complessivo dei candidati, poco più di 1.300 persone, abbiamo un riferimento medio di 225,52 euro quale spesa pro-capite.
Adesso, per comprendere pienamente la marginalità di questa quota individuale è sufficiente pensare a tutti quei candidati che questa campagna elettorale l’hanno affrontata non come “riempilista”, ma con il piglio di raccogliere il consenso, ebbene con poco più di 200 euro al massimo saranno riusciti a coprire i costi del carburante e dei caffè unicamente per i primi giorni di campagna elettorale.
È chiaro che rispetto a questi numeri ciò che è messo in discussione non è tanto la comprensione da parte dei candidati e dei loro staff del funzionamento dell’algoritmo – che in automatico penalizza fortemente il contenuto organico pubblicato, in particolare, come nel nostro caso, per coloro che non portano in dote una reputazione e una credibilità social che stimola la fanbase a condividere ciò che si è postato o che non utilizzano chat e bot per moltiplicare le condivisioni “spontanee” – quanto ancora l’utilizzo dei social network quale mezzo principale e non più surrogabile delle campagne post-moderne. A tal proposito, a conferma di questa rivoluzione, o è il caso di parlare di “evoluzione sospesa”, è possibile inserire nel fascicolo probatorio una evidente contraddizione emersa dalla ricognizione della spesa:
Se da un lato, infatti, abbiamo un cospicuo 70% dei consiglieri eletti (ben 36 su 50) che ha fatto ricorso, ovviamente con importi assai diversi tra di loro, alle sponsorizzazioni social per diffondere i contenuti, dall’altro, alcuni dei candidati più votati non hanno investito affatto, neanche 1 euro!
È il caso di Mario Casillo del Partito Democratico, risultato tra i 50 consiglieri eletti, il candidato più votato in assoluto con 42.350 voti nella circoscrizione di Napoli, oppure di Enzo Alaia con i suoi 15.749 voti ad Avellino nella lista di Italia Viva. Entrambi hanno evitato di sponsorizzare i post.
A questa casistica, è possibile aggiungere anche Giovanni Zannini, primo eletto in provincia di Caserta con 21.325 preferenze nella lista De Luca Presidente, che ha speso “solo” 12 euro, oppure Annarita Patriarca, sempre nella circoscrizione provinciale di Napoli, prima eletta in Forza Italia con 11.162 voti, che non ha speso nulla, al pari di Livio Petitto, unico eletto in Consiglio Regionale della lista Davvero – Partito Animalista, che nella sua circoscrizione di Avellino è risultato il terzo candidato più votato con 11.908 preferenze.
Di certo non è possibile stabilire un nesso di causalità diretto tra il valore dell’investimento in sponsorizzazioni sui social network e il totale delle preferenze raccolte, molto dipende anche dalla narrazione scelta, dalla reputazione e dalla credibilità social e, non di meno, da quella fisica, del singolo candidato. È però innegabile che quei candidati che hanno compreso più degli altri che era necessario avere un minimo di “strategia social” per “intercettare” quella quota di cittadini che non avrebbero potuto più raggiungere per le limitazioni dettate dalle ordinanze comunali, regionali e dai diversi DPCM, nonché dal senso comune costruito sul timore e l’ansia di un nuovo possibile contagio, sono stati in qualche misura più performanti nella raccolta delle preferenze rispetto a competitor che hanno scelto di “risparmiare” e di investire prioritariamente in altri mezzi.
Nella vasta coalizione a sostegno del candidato presidente incumbent Vincenzo De Luca sui 32 eletti sono stati 22 i candidati, pari al 68,75%[4], che nella campagna elettorale hanno scelto di promuovere i loro contenuti affidandosi, con intensità assai diverse, alle sponsorizzazioni. Nel campo largo del centro – sinistra pro De Luca, a salire sul podio della spesa in sponsorizzazioni sono tre candidati non eletti, Ernesto Sica, in corsa a Salerno con Italia Viva che ha fatto registrare un saldo di 8.723,00 seguito sulle due piazze d’onore, da Giulio Stompanato e Guerino Gazzella, entrambi candidati con il simbolo di Noi Campani, nelle circoscrizioni di Napoli e Avellino, che hanno totalizzato rispettivamente un saldo di 6.870,00 e 6.318,00 euro. Mentre, tra gli eletti del centro-sinistra la palma del candidato che ha investito di più va a Lucia Fortini, assessore regionale uscente e riconfermata, che con la lista De Luca Presidente, ha complessivamente speso 5.474,00 euro.
Sul versante opposto, quello delle sei liste a sostegno di Stefano Caldoro, la percentuale del 68,75% guadagna qualche punto, passando a circa il 73%[5] ovvero con 8 candidati sui 11 eletti che hanno scelto di dare una spinta extra alle loro pubblicazioni, sponsorizzandone i contenuti.
Nel recinto del centro-destra campano, invece, c’è una diversa particolarità: i due candidati che hanno investito le quote maggiori sono entrambi della Lega Salvini Campania e tutti e due risultati eletti, Severino Nappi a Napoli e Gianpiero Zinzi a Caserta. Mentre, però, Zinzi ha speso in totale 8.719,00 euro, Nappi ha un conto assai più elevato, con una spesa finale di 37.987,00 euro che lo porta a essere il recordman in assoluto tra tutti i candidati consiglieri, superando anche il suo stesso candidato presidente Caldoro che invece si è fermato a 32.278,00 euro.
Però, la vera sorpresa sul fronte delle sponsorizzazioni social, che fa segnare un cambio di passo per certi aspetti inatteso rispetto alle origini culturali e valoriali dei pentastellati e che apre a molteplici interpretazioni sulla trasformazione “genetica” in atto, è quella del Movimento5Stelle: dei 7 candidati eletti ben 6 hanno scelto di “spingere” le pubblicazioni social con le sponsorizzazioni a pagamento. Un dato che diventa ancor più sorprendente se pensiamo che i consiglieri eletti nelle circoscrizioni di Napoli, Salerno e Caserta[6] hanno investito molto più di Valeria Ciarambino che era candidata presidente e che ha speso complessivamente 1.298,00 euro. Nell’universo a cinquestelle a tagliare per primo il traguardo di chi ha investito di più è stato Salvatore Aversano, eletto nella circoscrizione di Caserta, con un totale in sponsorizzazioni di 5.348,00 euro.
È interessante anche notare un rapporto, in questo caso con una dinamica sostanzialmente inversamente proporzionale, tra la platea di candidati per singola circoscrizione e la percentuale di coloro che hanno scelto di investire nelle sponsorizzazioni: fatte le dovute eccezioni, è però evidente che più scende il numero di candidati e più cresce la quota di candidati che decidono di investire: questo rapporto ad esempio per Napoli e provincia, con il maggior numero di candidati, è stato del 20%, mentre si raddoppia per Benevento e provincia toccando, con “solo” 48 candidati, il 41,6%.
Infine, in una prospettiva futura che guarda alle prossime elezioni, è utile chiudere questa breve ricognizione determinando anche la quota pro capite, a livello regionale e a cascata nelle cinque circoscrizioni, tra l’investimento complessivo nelle sponsorizzazioni e i votanti.
In questo caso, sul contesto regionale il totale della spesa di 327.062 euro ha prodotto un costo per singolo elettore di 0,12 euro, un investimento che si mantiene in media con i costi circoscrizionali di Benevento, Caserta e Napoli mentre è poco più del doppio se comparato con il costo medio di Avellino e Salerno.
[1] Per comprendere a pieno questa affermazione è necessario fare riferimento innanzitutto alla tripartizione delle campagne elettorali della politologa angloamericana Pippa Norris. La Norris suddivide la storia delle campagne elettorali in tre distinte fasi: la prima corrisponde alle campagne elettorali premoderne, la seconda a quelle moderne e la terza a quelle post-moderne
[2] Il dato si riferisce alla somma degli investimenti di post sponsorizzati che i singoli candidati al Consiglio Regionale della Campania, compresa quella dei candidati alla Presidenza, nelle cinque diverse circoscrizioni provinciali, hanno sostenuto sui due principali canali, Facebook e Instagram, nel periodo luglio-settembre 2020. https://www.facebook.com/ads/library/report/?source=archive-landing-page&country=IT
[3] Si tenga conto di un’anomalia di non poco conto che ha alterato questo dato: tra i sette candidati alla carica di presidente, Vincenzo De Luca, che ha ottenuto il 68,59% dei consensi non ha speso neanche un euro in sponsorizzazioni negli ultimi tre mesi, concentrando diversamente tutto l’investimento da Gennaio a Maggio 2020, sfiorando nel primo semestre i 50.000 euro di investimenti.
[4] Questa è la ripartizione per singola lista nella coalizione di Vincenzo De Luca:
Partito Democratico 7 su 8; De Luca Presidente 6 su 6; Campania Libera 1 su 2; Italia Viva 3 su 4; Fare Democratico – Popolari 2 su 2; Liberaldemocratici – Campania Popolare 1 su 2, Europa Verde – Demos 1 su 1; Centro Democratico 0 su 2; +Campania in Europa 1 su 1; Noi Campani Mastella 1 su 2; Partito Socialista 1 su 1; Davvero – Partito Animalista 0 su 1.
[5] Nelle sei liste a supporto del candidato presidente Stefano Caldoro, invece solo 7 su 12 eletti:
Fratelli d’Italia 2 su 4; Lega Salvini Campania 3 su 3; Forza Italia 1 su 2; UDC – Caldoro Presidente 1 su 1.
[6] Salvatore Aversano (Caserta) ha speso 5.348,00 euro; Gennaro Saiello (Napoli) 3.463,00 euro; Michele Cammarano (Salerno) 3.382,00 euro; Luigi Cirillo con 1.475,00 euro.