La comunicazione del Ministro, due volte errata.

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Il Ministro dell’istruzione Marco Bussetti non ha torto.

Il suo efficientismo lombardo l’ha indotto a ribadire quanto ha forse sempre pensato, detto e professato: la vita lavorativa dell’imprenditore così come dell’insegnante, richiede impegno e sacrificio, sudore, olio di gomito e non certo aiuti pubblici o scorciatoie levantine.

Quindi nulla di nuovo. Il lavoro, e non la sua alienazione, è la misura stessa dell’uomo.

Alla domanda del cronista di NanoTv che gli chiedeva se al Sud arriveranno più fondi per la scuola, il professore Bussetti ha risposto non tanto nelle vesti di ministro, quanto in quelle del self made man di matrice meneghina imbevuta e allevata dalle letture calviniste e weberiane.

Impegno, etica, lavoro, sacrificio, salvezza.

Però, il Ministro dell’istruzione Marco Bussetti ha doppiamente torto.

Uno, perché ancora oggi non ha compreso che la sua risposta ha svelato un pregiudizio – quel confirmation bias codificato dallo psicologo Raymond Nickerson come la “ricerca o l’interpretazione di prove in modo che siano favorevoli a esistenti credenze, aspettative o ipotesi del soggetto interpretante” – che ci racconta la vulgata di un italiano che al di sotto del Rubicone o del Tevere diventa scansafatiche, furbastro, deresponsabilizzato, approfittatore, indolente e perennemente assistito.

Due, il Ministro, poi, invece di correre ai ripari chiedendo semplicemente scusa e smorzare sul nascere l’onda di indignazione (anche questa generata in parte da un pregiudizio cognitivo, il bandwagon bias indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione, non tanto sulla base della sua effettiva veridicità, ma quanto piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella stessa convinzione) ha pensato (male) di minimizzare l’epic fail afragolese sostenendo, a riprova che lui non ha nulla contro il Sud, che alcuni dei suoi più fidati collaboratori sono meridionali.

Ma è qui che svela appieno il suo pregiudizio di conferma. I collaboratori al Ministero sono stati di certo selezionati per merito e competenze e non certo per appartenenze, nessuno prima di assumerli ha guardato il luogo di nascita o di residenza, pertanto, il loro incarico è stato motivato da una scelta di valore, giusto?

Sicuramente. Quindi, di conseguenza, non tutti gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i dirigenti dei servizi amministrativi con annessi dipendenti ata e gli studenti campani, molisani, pugliesi, siciliani, lucani e calabresi sono infingardi. Quindi, a maggior ragione, Caro Ministro, vede come la sua risposta che al Sud, a prescindere, come cantavano Tozzi, Morandi e Ruggeri, “si può dare di più” è rilevatrice di un pregiudizio.

Bastava chiedere scusa, anche perché il pregiudizio non è una colpa!

Fonte foto: repubblica.it

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