Ho definito Vincenzo De Luca il Mike Tyson della politica “all’italiana”, perché difficilmente si contenta di demolire il suo rivale, di metterlo al tappeto, lui è sazio solo dopo avergli staccato a morsi il lobo della dignità per darla in pasto all’opinione pubblica, al furore giustizialista e al pubblico pagante. Vincenzo De Luca esiste solo se colpisce sotto la cintura, è il pugile che nel “corpo a corpo” ti spacca il sopracciglio con una testata, è il campione talentuoso imprigionato nel suo cliché di boxeur scriteriato: l’utilizzo della violenza e della scostumatezza verbali sono la cifra identitaria di uno specifico posizionamento che ho definito “alla De Luca”.
De Luca coincide con il (suo) posizionamento, è tutt’uno. Un posizionamento al quale “Vicienz ‘a funtana’” ha lavorato negli anni e nel quale si rifugge ogni qualvolta deve attaccare o difendersi da qualcosa o qualcuno. Una narrazione inimitabile risultata vincente, a tratti mitologica, ma che produce i suoi effetti migliori solo quando De Luca si candida da challenger, è lo sfidante dal quale ci si attende urla e percosse verbali necessari per abbattere la credibilità di ruoli e istituzioni che il nostro vuole (ri-)conquistare. Insomma, per dirla ancora meglio, il posizionamento “alla De Luca” è invincibile solo quando il suo unico e solo interprete parte da una posizione di rottura e di conquista, cosa che De Luca ha compreso e talmente bene da essere costantemente a caccia di un nemico-avversario da dileggiare, offendere, sbeffeggiare.
La strategia di comunicazione di De Luca è risultata in questi decenni vincente anche perché l’avversario stordito da un canovaccio non convenzionale, da un uso selvaggio e selvatico del linguaggio e del confronto, difficilmente osava replicare e quando lo faceva era timido, pauroso e impaurito. Chi vuol battere De Luca, deve salire spavaldo sul ring (televisivo o social), con le gambe mobili ma non tremanti, deve essere il pugile che al primo round sferra e assesta il suo colpo migliore!
La domanda alla quale però in pochi hanno fornito una risposta, ammessa la bravura del nostro campione, è come difendersi dal posizionamento “alla De Luca”, qual è la miglior contro-narrazione da mettere in campo per vaccinarsi dagli effetti deluchiani? La risposta è semplice e si articola in tre diverse modalità:
- Replicare alla scostumatezza verbale con identica virulenza;
- Attaccare a testa bassa invece che difendersi o restare silenziosi;
- Continuare nella caccia anche quando questa si è “chiusa”.
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Il posizionamento alla De Luca