Una guerra De Luca forse l’ha già vinta: non quella la diffusione del contagio da Covid-19, dove il fronte è ancora drammaticamente aperto, bensì quella della comunicazione. In Campania, oramai Vincenzo De Luca “detta” l’agenda ai media e alla maggior parte dei suoi competitor politici, mentre sui social, da Facebook[1] a Youtube passando per WhatsApp e Instagram, ha spodestato uno dopo l’altro influencer, polemisti e diversi leader nazionali.
Nella diretta Facebook di venerdì pomeriggio, 20 marzo, lo sceriffo imbraccia il lanciafiamme e i numeri sono impressionanti se rapportati alla media di interazioni e condivisioni che lo stesso De Luca riusciva a raccogliere prima dell’emergenza o di altri leader politici: 46.351 like, 33.060 commenti e ben 16.522 condivisioni e dopo 3 giorni il video ha ottenuto più di 2 milioni di visualizzazioni.
https://www.facebook.com/vincenzodeluca.it/videos/759300947928754/
Come già in passato, nei momenti topici della sua lunga carriera politica, De Luca ha ri-preso nelle mani le redini della comunicazione riponendo nell’armadio i panni e il vocabolario fintamente istituzionali e ha ricominciato a parlare alla pancia del popolo con il linguaggio “spiccio”, “spudorato” e “cavernicolo” di sempre. Così, in poco tempo ha definito i caratteri identitari del nuovo nemico contro cui scagliarsi: da un lato, il Governo, criticato per l’incapacità nel prendere provvedimenti comprensibili o efficaci, dall’altro la “plebe irresponsabile” che continua a “sottrarsi” ai propri doveri e a non confinarsi dentro casa per arginare le occasioni di diffusione del contagio. In questa nuova battaglia era necessario mettere in campo nuove armi, alzando il livello dello scontro, quindi ecco la necessità di imbracciare il lanciafiamme per governare le emozioni pubbliche, monopolizzare l’agenda, sgretolare la comunicazione dei suoi avversarsi e, così facendo, dare nuova linfa alla auto narrazione di politico, che rispetto a tutti gli altri, non induce in chiacchiere, aggredisce e risolve i problemi.
Il lanciafiamme dello sceriffo, pur se con le bombole scariche, è oggi l’arma simbolica utile alla necessità di agenda setting di De Luca, però se in Campania i contagi da Covid-19 dovessero disgraziatamente aumentare, al di là della soglia di sopportazione di un sistema sanitario con numerose ed ataviche falle, allora De Luca sarà costretto a sbrinare le “armi di distruzione di massa” con un rischio per lui nuovo da gestire per quanto esperto e bravo.
Il lanciafiamme potrebbe così trasformarsi in un più pericoloso boomerang in quanto De Luca eccelle nel saper gestire e canalizzare la rabbia e la delusione dei cittadini, ma non ha mai dovuto governare la paura, l’angoscia e la disperazione sentimenti ai quali, come masse, eravamo totalmente estranei e che in questo frangente emergenziale ci ritroviamo a dover introiettare.
Un processo rischioso e pericoloso che potrebbe travolgere tutti e tutto, girondini, populisti, demagoghi e giacobini.
Infatti, più sarà costretto a drammatizzare il proprio linguaggio contro i suoi potenziali nemici e più farà crescere le aspettative (e una possibile delusione) dei cittadini verso una soluzione che in questo caso non è nelle sue mani, non è nelle sue ordinanze e non è nelle sue possibilità.
[1] La sua fanpage, che da gennaio stava già crescendo per effetto di una massiccia campagna sponsorizzata di raccolta fan (soltanto nelle prime settimane di marzo l’investimento complessivo ha superato i 38mila euro), dall’inizio dell’emergenza ha fatto registrare ritmi di crescita impressionanti passando da 254.464 ai 618.322 del 20 marzo, considerando che al 24 febbraio la fanbase ancora non aveva superato i 300 mila utenti (296.707).