Il diritto di voto rappresenta la massima espressione della democrazia dall’introduzione del suffragio universale. E’ pur vero, per dirla con Winston Churchill che la stessa è la tirannia dei numeri, ma in fondo sono i cittadini a scegliere che li debba rappresentare e governare. Poi, in Italia, dopo quasi otto anni dalla legge 270 del 2005- ribattezzata Porcellum dallo steso padre legislativo Roberto Calderoli- si scopre che la stessa è incostituzionale. Lo si scopre perché un cittadino, l’Avvocato Bozzi, ha sollevato la questione dopo che la stessa Corte Costituzionale aveva respinto il referendum proposto dalla popolazione per eliminare l’obbrobrio elettorale. Insomma, per farla breve, gli italiani hanno votato e scelto il massimo organo di Governo con una legge che violava la Costituzione. Quest’ultima, sempre difesa e propagandata è stata puntualmente disattesa, considerando le innumerevoli violazioni che avvengono non da parte di cittadini qualunque, ma da onorevoli e senatori. Da tre mandati persone elette con una legge da rivedere siedono negli scranni più alti del Parlamento, con premi di maggioranza ad una minoranza, considerando che non si doveva raggiungere alcuna soglia e permesso a lobby di partito di scegliere chi dovesse diventare onorevole. Per cooptazione, più che per elezione, e non finisce qui. Perché, poi, a catena, ci sono state nomine varie e sono stati eletti ben due Presidenti della Repubblica. Però, per non far pesare la cosa, i lungimiranti statisti hanno confermato lo stesso Giorgio Napolitano. Alla fine, l’attuale Parlamento è in carica come conseguenza diretta e legittima della volontà popolare liberamente espressa, che in questi anni non si è astenuta in maniera importante e non ha dato vita ad atre forme di protesta. Però, in tanti si stanno chiedendo in questi giorni il nesso tra responsabilità delle azioni e conseguenze. Se un cittadino qualsiasi sbaglia e percepisce indebitamente qualcosa deve restituirlo, anche con gli interessi. Alla base un principio fondamentale che dovrebbe essere applicato a tutti. Ma questa è un’altra storia, come quella che vede Roberto Calderoli, oggi, vice-presidente del Senato, quindi premiato. Insomma, la considerazione è sociale più che politica: in Italia, l’unica certezza è l’incertezza.
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