Salgono a 521 i cambi di gruppo da inizio legislatura, 335 i parlamentari coinvolti, il 35,26% degli eletti. Alla Camera dei Deputati, i giri di valzer sono stati 292, con 202 deputati transfughi (il 32,06% dell’aula), mentre al Senato sono stati 228, coinvolgendo 133 senatori (il 41,45%).
Dal 15 marzo 2013, data di inizio della XVII Legislatura, Camera e Senato hanno viaggiato a una media di 10 cambi di gruppo al mese. Un dato che è più di 2 volte superiore a quello della scorsa legislatura, quando i cambi erano poco più di 4 ogni 30 giorni.
I dati di www.openpolis.it, per quanto impietosi da un punto di vista numerico non scendono nell’analisi delle conseguenze percettive, reputazionali e socio-culturali del rapporto fra elettori ed eletti di questo iper-trasformismo 2.0 o sulle motivazioni e le modalità adottate di volta in colta per giustificare abbandoni, rientri, nuovi abbandoni e passaggi vari.
Uno degli ultimi, in ordine cronologico, che ha cambiato casacca è stato il sottosegretario al Lavoro del governo Gentiloni, Massimo Cassano che da Alleanza Popolare è ritornato in Forza Italia.
Il 21 luglio alle 17.53 ha postato sulla fanpage (@mcassano) un laconico messaggio “ho appena comunicato le mie dimissioni con decorrenza odierna dalla carica di Sottosegretario al Lavoro del Governo”. Adesso, a parte la matrice fordista del testo, che non si sposa affatto con il medium scelto, si nota come i contenuti pubblicati siano pensati e scritti con una logica da comunicato stampa piuttosto che da post social. Ciò che emerge tragicamente è l’assenza di una strategia, di un calendario editoriale funzionale a degli obiettivi, di una gestione della fanpage inserita una visione ampia, condivisa e strutturata della comunicazione politica del parlamentare.
Il giorno successivo alle dimissioni, in conferenza stampa, il senatore pugliese ha coraggiosamente dichiarato: «ho provato a convincere il mio ex partito che doveva uscire dal governo e che doveva soprattutto schierarsi con il centrodestra. Non è stato fatto. L’ho chiesto più volte e quando ho capito che non c’era questa volontà ho deciso di uscire». Eppure, dalla fanpage non traspare mai nei post delle settimane precedenti un briciolo di insofferenza verso la linea politica di Alleanza Popolare. Mai un cenno di contrarietà, di non condivisione delle scelte che sarebbe stato funzionale a “giustificare” l’improvvisa retromarcia.
Nel post dell’8 luglio, due settimane prima della rottura, @mcassano scrive “Alternativa Popolare prosegue nel suo percorso di radicamento. Benvenuto al sindaco di Castellaneta e alla consigliera di Francavilla Fontana”. Qualche giorno prima, siamo al 26 giugno, invece, in due post si sottolinea come “Alternativa Popolare prosegue nella sua opera di rafforzamento sul territorio tanto in Puglia quanto a livello nazionale e dimostra la validità di un progetto politico moderato e riformista per restituire un’alternativa valida agli elettori” e “il risultato elettorale….è chiaro ed inequivocabile: i cittadini hanno votato contro un vecchio apparato politico. A perdere è stato un sistema politico vecchio”.
Con un salto all’indietro di un solo mese (20 giugno), continua la pubblicazione di post pro Alternativa Popolare, e Cassano scrive: “conferenza stampa di Alternativa Popolare presso la sede del partito su proposte economiche, liberalizzazioni e concorrenza, presentazione del Piano Sud 4,0”, mentre il 19 giugno “è in corso il coordinamento regionale di #altenativa popolare…per programmare il percorso dei prossimi mesi. Il nostro paese non si ferma…come potremmo farlo noi?”. Mentre, per chiudere questo stillicidio di post in controtendenza con le dimissioni del 21 luglio, il 13 giugno ecco un ulteriore sbrodolamento su AP: “I dati registrati da Alternativa Popolare in Puglia, sono un segno chiaro ed evidente della voglia dei cittadini di convergere verso un’idea che rappresenti maggiormente i Popolari moderati!”.
Quindi, nel mentre che esalta il ruolo propositivo, aggregativo, attrattivo di Alternativa Popolare il buon Cassano tira fuori la valigia da sotto al letto e trasloca a piè pari in Forza Italia affossando in un secondo la social reputation costruita nei mesi precedenti.
L’ennesima dimostrazione di una gestione e utilizzo estetico (anche pessimo) dei social da parte di un politico.