Velardi è il figlio (social) di Vincenzo De Luca

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Il #metodomarcianise è in realtà il #metodovelardi.

E il #metodovelardi, in verità, è solo una trasposizione, per quanto ben riuscita, sui social del #metododeluca ma, a dispetto di quanto sostiene il primo cittadino di Marcianise, non ci troviamo di fronte a una modernizzazione del “linguaggio della comunicazione istituzionale e politica”.

Lo sceriffo di Salerno divulgava settimanalmente il suo pensiero unico dalle frequenze di LiraTv. Il sindaco di Marcianise, con l’implosione delle tv locali e con l’informazione cartacea sempre più marginale, ha massimizzato il rapporto quotidiano con la comunità digitale pubblicando sulla fanpage (8.513 fan al 20 luglio 2017 alle 9.23) quotidianamente non tanto un post, che ha determinati requisiti di scrittura e di sintesi, ma un vero e proprio pastone, con il quale racconta ai cittadini la sua giornata, le sue fatiche, le sue apocalittiche battaglie contro il malaffare e la malagestione, senza dimenticare i tentativi dell’opposizione e delle forze contrarie di ostacolare il suo tentativo di rinascita della legalità e della buona amministrazione.

Quindi, pur se nel suo post del 7 luglio 2017, @antonellovelardisindaco, rivendica una primogenitura di sindaco social pienamente disintermediato, il suo metodo per diverse ragioni è diretta emanazione di quello avviato e sperimentato con successo da @vincenzodeluca. In soldoni, Antonello è il figlio social di Vicienz’.

Cari amici, buonasera a tutti. Vi aggiorno velocemente e ne approfitto per sottolineare che questo Diario è oggetto di diversi tentativi di imitazione. La qual cosa mi fa piacere perché vuol dire che siamo usciti dalla fase di sperimentazione e il tentativo di modernizzare il linguaggio della comunicazione istituzionale e politica è pienamente riuscito. Ma qui non si tratta di menare vanto, come fa la Settimana Enigmistica che appunto si vanta di avere il record di imitazioni. Si tratta piuttosto di ricordare che ogni sperimentazione ha un senso e riesce se si fonda su in dato reale, su un’idea, su un progetto. Soprattutto se si basa sulla credibilità. Non è con il maquillage che si costruisce la classe dirigente che da noi in provincia di Caserta resta complessivamente scadente, ben al di sotto di quanto imporrebbe la centralità e l’importanza di un territorio che ha bisogno di guide illuminate. Non aggiungo altro su questo punto, mi fa ridere quello che sembra il tentativo di rifarsi l’imene da parte di donne ancora convinte di poter vantare la propria verginità: farebbero bene a stare zitte, chi le conosce si mette appunto a ridere

Come dicevo, sono ampie le similitudini tra i due, a cominciare dall’abuso di un giustizialismo spiccio e demagogico, da un codice semantico volutamente viscerale, dalla delegittimazione costante di chi esprime una posizione in contrasto, dall’assenza di un contradittorio (sono rare le risposte ai commenti dei cittadini).

Per dare credito al parallelismo è sufficiente dare un’occhiata ai post delle ultime settimane. A proposto di giustizialismo e populismo in salsa marcianisana, ecco il post del 2 luglio:

“Cari amici, buona notte a tutti. Sono molto contento perché anche oggi c’è stata gran folla a piazza Nassirya, a piazza De Paulis e a piazza Pertini dove abbiamo recentemente montato le giostrine. Ho visto bambini con i loro genitori, felici di poter giocare all’aria aperta, in un ambiente nuovo, pulito ed ordinato. Ho sentito genitori che non si dolevano più di dover andare con i figli a giocare altrove, nei comuni vicini. Dobbiamo adesso conservare queste strutture, dobbiamo difenderle. Ho già promesso che sarò durissimo con chi si renderà protagonista di atti vandalici: fosse per me, potrei anche tagliargli le mani e la testa. Comunque, domani mattina sarò personalmente di servizio di vigilanza nelle piazzette….”; oppure questo del 27 giugno: “tra i rifiuti di via Peschiera ho trovato di tutto, ma mi ha fatto particolarmente incazzare una busta grande del comune di Recale con dentro il cosiddetto premiscelato: segno che quella busta conteneva gli scarti di una ristrutturazione dentro casa. Il malfattore ha caricato la busta a casa a Recale e l’ha portata fino a Marcianise, dall’altra parte della città. Poi l’ha lasciata terra, accanto alle altre buste: se l’avessi avuto tra le mani, l’avrei letteralmente preso a calci in culo”.

Invece, significativi sono i post nei quali lo stile del linguaggio affatto istituzionale è la plastica autodenuncia di essere un politico anticasta, un politico che non mente, diretto, genuinamente volgare.

4 luglio alle ore 9:25: “Stanotte, in giro per Marcianise con la polizia municipale. In piazza Borsellino hanno divelto una fontanina pubblica, un atto di teppismo. Sono incazzato nero. Stiamo lavorando per identificare questi stronzi, ci stanno aiutando le signore del posto: sono arrabbiate quanto me, finalmente si ribellano. I vandali sono ragazzi del posto, hanno abbattuto la fontanina con la loro auto. Li beccheremo! L’aria è cambiata, non l’hanno capito”

Il 3 luglio è la volta poi dell’automobilista imbecille, ma in questo caleidoscopio di amene volgarità trovano asilo e spazio, di volta in volta, pure i “coglioni”, i “cazzari”,  le “cazzate” o, il “ fottersene e straffotuto”,  “parassiti” “mariuoli”, e giù con altri simpatici appellativi.

Capitolo a parte, poi, merita la delegittimazione sistematica di chi si oppone al rinascimento marcianisano o che prova a raccontare o esprimere delle posizioni non appiattite sul verbo velardiano.

Su questa scelta consapevole di dividere ad usum delphini il bene dal male, il #metodomarcianise ha provocato il conflitto istituzionale tra Sindaco e (il Comandante della) Polizia Municipale.

Il post del 28 giugno è per molti aspetti lo specchio della disintermediazione velardiana:

“Questa ve la devo raccontare. Il Comune di Marcianise ha acquisito la villa (abusiva) della famiglia camorristica dei Belforte e la sta per assegnare all’associazione “Uniti Per” che assiste i disabili. Stiamo terminando gli ultimi lavori di sistemazione, venerdì prossimo contiamo di consegnare le chiavi all’associazione. Ieri sera ne ho dato notizia sul mio Diario. E sapete che è successo poche ore dopo, cioè stamattina? Si sono presentati nella villa due esponenti della polizia municipale di Marcianise e hanno obbligato i presenti che stavano effettuando i lavori ad andare via immediatamente perché non erano autorizzati. Alle loro rimostranze e alle loro spiegazioni (“Siamo qui perché ci ha chiamato il comune”) si sono beccati una risposta strana davvero: “Se non ve ne andate vi denunciamo”. Alcuni si sono impauriti e se ne sono andati, altri sono rimasti e li lodo per il grande coraggio. Sono stato avvertito poco dopo, sto adesso preparando una denuncia per quanto è accaduto. Per me è una vicenda assurda, oltre ogni immaginazione. Che penso? Penso che qui devi stare attento non solo a non farti sparare ma anche a non farti beccare dai vigili urbani: c’è qualcosa che non va. Più di qualcosa. Per anni e anni i vigili urbani se ne sono strafottuti della villa (che a Marcianise tutti conoscevano e tutti sapevano essere abusiva), si sono ricordati di occuparsene solo stamattina, a pochi giorni dalla consegna delle chiavi, obbligando chi vi lavorava ad andarsene. A me sembra una presa per il culo. Che sia una presa per il culo a me tanto quanto, non è che conti molto. Ma è una presa per il culo della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (che ha fortissimamente voluto questo passaggio), dei carabinieri (che su questi beni hanno indagato per anni) e anche dell’amministratore giudiziario Ivana Romano (entusiasta della nostra scelta di acquisire la villa dopo che per anni il comune di Marcianise aveva fatto orecchie da mercante). Sto preparando una denuncia, della vicenda andrò a parlare anche con il prefetto: c’è un problema serio di guida dei vigili urbani di Marcianise, chi li guida non è in asse con l’amministrazione, è sintonizzato su altre frequenze che non sono le nostre. Mi fermo qui. Potevo stare zitto e pensare di più alla mia incolumità, ma ho voluto farvi sapere, far sapere a tutti, come è difficile amministrare una città del Sud. E come è difficile continuare a restare qui e non scappare subito, prima che qualcuno ti spari”.

Poi, qualche giorno dopo, ritornando sull’argomento della Villa, il sindaco nuovamente sottolinea: “è sintonizzato su altre frequenze che non sono le mie, le nostre. certo, ogni tanto, soprattutto in questi momenti, la domande mi viene spontanea: ma dove cazzo sono capitato? Meno male che la stragrande maggioranza dei marcianisani è sintonizzata sulla mia logica. meno male”. 

Il giornalista – sindaco invece di “sciacquare i panni in Arno”, dal giorno successivo alla sua elezione, ha scelto di fare il megafono di un populismo linguistico che non ha nulla di innovativo e di rivoluzionario.

Foto: facebook.com

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