Mi sa che se provassimo a chiedere a Cesare Priori, che nel 1993 da direttore creativo della Fininvest progettò su indicazione di Silvio Berlusconi il simbolo politico più fortunato e ammirato della Seconda Repubblica, cosa ne pensa di questa declinazione commemorativa fatta in occasione del 25mo anniversario della nascita di Forza Italia, la sua opinione non sarebbe proprio entusiastica.
La sensazione, guardando il risultato finale, è esteticamente deplorevole, affatto emozionale, graficamente dilettantistica. Forse perché nessun dirigente aveva pensato a un simbolo celebrativo e, presi alla sprovvista, per rimediare a una dimenticanza è stato fatto un lavoro di sovrapposizione di elementi testuali e grafici senza rispettare alcuna regola grafica.
Peccato. L’approssimazione di questo simbolo non rende giustizia al più biasimato innovatore del linguaggio politico italiano.
Eppure, spesso ci si dimentica che il marchio, o se vogliamo il simbolo, è la sintesi per eccellenza di un patrimonio più ampio e articolato. In campo aziendale e politico. Nel simbolo c’è l’ontologia di un movimento popolare, vi si racchiude la sua ragione d’essere.
Il progetto del 1993 nacque con l’attenzione maniacale al singolo dettaglio, dalla scelta del nome, alla font tipografica, alle dimensioni della scritta, al suo esser obliquo, alle bande cromatiche in orizzontale, alla limatura delle distanze dai bordi. Tutto è stato graficamente normato.
Così come, rispetto ai più consolidati simboli allora in voga, l’innovazione del progetto grafico si completava dalla celebrazione di due grandi rotture semantiche: l’assenza, per la prima volta dalla comparsa dei movimenti di massa, della parola “partito” dal simbolo e il mancato richiamo a qualsiasi famiglia ideologica (comunista, socialdemocratica, liberale e cattolica) e ideale (nazionale, repubblicana, rivoluzionaria).
Se proviamo a comparare il simbolo attuale e quello del 25mo ci accorgiamo facilmente che l’apposizione nella parte superiore è stata fatta in maniera pedestre, per guadagnare spazio il lettering“Forza Italia” risulta compresso e schiacciato e in più punti si impasta, tanto che la scritta perde pure quella centralità proporzionale alla quale Priori aveva dedicato ore e ore di lavoro certosino.
La disposizione dei singoli elementi, testi e segni, nello spazio vitale del simbolo non ha un criterio univoco di spaziature ma risponde solo alla necessità di un’elencazione formale. Però, ciò che maggiormente testimonia la negazione del carico valoriale che quel simbolo ha rappresentato in questi cinque lustri è dato dalla scelta di aggiungere al riferimento numerico il più burocratico dei segni, quel 25° che sa di epitaffio più che di rinnovamento.